Bioeconomia Circolare, il Mezzogiorno vince la sfida con il Centro-Nord

Bioeconomia Circolare, il Mezzogiorno vince la sfida con il Centro-Nord

Last Updated: Giugno 18, 2025By

Graded, Vito grassi: “La scelta bio si conferma una potente chiave di crescita per il Sud, dove Green e Innovazione fanno la parte del leone”.

“Una opportunità straordinaria di sviluppo inclusivo, in particolare per il Sud. Anche dall’ XI Rapporto sulla Bioeconomia in Europa, curato dal Centro Studi di Intesa Sanpaolo con il Cluster SPRING, emerge un messaggio chiaro e consolidato: nel metasettore dell’economia circolare, il Mezzogiorno vince la sfida con il Centro-Nord: il 23,6% delle imprese meridionali utilizza risorse biologiche contro il 19,7% delle attività produttive del resto del Paese.

La scelta bio si conferma una potente chiave di crescita per il Sud, dove Green e Innovazione fanno la parte del leone”. Ad affermarlo è Vito Grassi, amministratore delegato di Graded e presidente di ALuiss partecipando a Roma, presso la sede dell’Università Luiss – Guido Carli, alla presentazione del Rapporto sulla Bioeconomia in Europa.

Nel Mezzogiorno le imprese “bio” sono anche più innovative. Il 59,8% ha investito in tecnologie 4.0 tra il 2017 e il 2024 (contro il 56,3% del Centro Nord). Mentre il 50,0% ha adottato un modello di “open innovation” ovvero aperto alle collaborazioni con Università, clienti e fornitori per una crescita strutturata del territorio e per il rafforzamento delle filiere produttive (contro il 46,1%). Anche per questo la scelta bio può essere una potente chiave di sviluppo per il Sud.
La scelta “bio”, nel complesso, si rileva nel Mezzogiorno come nel resto d’Italia un potente stimolo per investire in green e in innovazione su cui ha puntato il 63,2% delle imprese nazionali della bio-economia (contro il 35,5% delle non bio). Nel Meridione, infatti, il 63,4% delle imprese bio ha investito tra il 2017 e il 2024 in processi e prodotti a maggior risparmio energetico, idrico e/o a minore impatto ambientale (contro il 37,0% delle non bio), in linea con quanto si è verificato nel Centro-Nord dove (63,2% contro il 35,2% nelle non bio). Anche per questo il 57,3% di queste imprese meridionali ha investito o investirà in R&S nello stesso periodo (contro 45,3% delle non bio).
Essere “bio” si traduce, inoltre, in una maggiore attenzione ai lavoratori non solo dal punto di vista sociale, ma anche professionale. Il 61% delle imprese bio del Mezzogiorno ha avviato percorsi formativi per i propri dipendenti (vs il 57,0% delle non bio meridionali). Una quota che si presenta anche più elevata nel Centro-Nord (62,5% contro il 54,7%).